Nozioni sul reddito nazionale:
La valutazione del reddito nazionale in Italia
Reddito e ricchezza:
Indici del reddito e del benessere
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Reddito prodotto, reddito percepito e reddito consumato
Il reddito netto può essere misurato anche in fasi
diverse del ciclo di produzione- distribuzione- consumo. Nella Tav 210,
possiamo vedere che il reddito viene raffigurato come un fiume che
scorre in un tubo circolare chiuso. Dal serbatoio posto al centro,
considerato il fondo disponibile per la produzione, parte un tubo da
dove defluisce il prodotto lordo o reddito (beni + servizi) dove, una
parte di quest’ultimo, che serve per pagare le materie prime e
reintegrare il capitale, ritorna immediatamente al punto di partenza.
Del restante (reddito o prodotto netto) una parte viene reimpiegata o
risparmiata sotto forma di nuove strutture o nuove riserve di capitale
delle imprese. Quello che rimane viene diviso tra tutti i fattori
produttivi e prende il nome di dividendo nazionale. Se lo scambio non
esistesse, il dividendo verrebbe diviso in natura tra tutti coloro che
hanno partecipato alla produzione dei suddetti bene e servizi. Grazie
all’esistenza della moneta e dello scambio si ha la possibilità di dare
al posto della quota spettante per la partecipazione alla produzione, un
titolo e tutti i beni esistenti sul mercato. Le somme che formano il
dividendo nazionale arrivano alle singole persone sotto forma di:
stipendi, salari, rendite, profitti, interessi e redditi misti, ques’ultimi
vengono poi in parte risparmiati ed in parte reimmessi sul mercato. Nel
risparmio, una parte viene messa nel fondo spese e raggiunge quindi il
mercato dei beni di consumo, e l’altra parte (fondo risparmio) raggiunge
invece il fondo per la produzione attraverso le banche ma anche
direttamente. Infine quello che resta viene speso in acquisto di beni e
servizi, ritornando anch’esso nel fondo per la produzione. Il fatto che
esistono, oltre il serbatoio principale, altri serbatoi secondari fa sì
che il flusso di ricchezza che vi entra (in ogni serbatoio), non sia per
forza uguale, nel tempo, a quello che ne esca. Quindi solamente in
condizioni stazionarie si può avere un rapporto fisso tra la portata dei
singoli serbatoi. Il reddito netto si suddivide in:
1.
REDDITO PRODOTTO: la ricchezza ed il suo flusso vengono calcolate nel
momento in cui il prodotto, purificato dalle quote che vengono
reintegrate nel capitale, viene distribuito tra tutti i fattori
produttivi. Il reddito prodotto viene calcolato attraverso le
statistiche produttive più i dati sui servizi personali; in questo
calcolo l’importante è evitare che un prodotto venga valutato due volte
durante le fasi di lavorazione. In ogni fase produttiva il prodotto è il
valore aggiunto di quella particolare fase di lavorazione; in
definitiva, se prendiamo un prodotto finito, questo sarà il prodotto
netto, a cui bisogna togliere il valore degli elementi impiegati per
ottenere infine il plusvalore.
2.
REDDITO PERCEPITO: è quella parte di flusso che arriva nelle tasche
delle persone che partecipano alla produzione. Esso è uguale al reddito
netto prodotto meno la quota che le imprese hanno risparmiato. In taluni
casi può succedere che quest’ultima sia maggiore del reddito prodotto;
il reddito nazionale , di cui parte viene risparmiato dalla imprese, è
difficilmente valutabile in quanto si tende a confonderlo con la quota
di reintegrazione del capitale e le spese di esercizio. Il reddito
percepito non è altro, quindi, la somma che l’individuo ha a
disposizione nel tempo e che può essere risparmiata o spesa. Esso
include anche i servizi gratuitamente resi ma che comunque appaiono come
il corrispettivo di una prestazione e hanno quindi valore di mercato.
Non sono invece compresi i servizi che sono gratuiti per natura come:
clima, parchi pubblici, etc… Il reddito netto percepito non è altro che
la somma complessiva dei redditi individuali ricevuti nel tempo dalla
comunità come corrispettivo dei servizi produttivi: può essere
paragonato al concetto di reddito privato o reddito delle persone
fisiche. Nel R.N.P. vengono inclusi anche gli eventuali salari dei
domestici, mentre sono escluse le somme elargite senza nulla in cambio
come regali, carità, etc… Anche le pensioni devono essere incluse perché
non sono altro che quote differite delle somme spettanti ai lavoratori
come titolo di salario o stipendio. Vengono inoltre incluse le somme
versate a titolo benefico registrate nel conto spesa dell’azienda,
mentre quelle donate al momento della distribuzione degli utili nel
reddito netto, non devono essere incluse. Paradossalmente, una ricerca
effettuata da STAMP, ha evidenziato che, se i servizi prestati in seno
alla famiglia delle donne si valutano 0 e lo stesso invece si registra
se la donna lavora in fabbrica, si devono o escludere sempre o
valutarli sempre. Le fonti che danno la possibilità di studiare in modo
statistico il reddito percepito sono i censimenti di reddito.
Anticamente esso era usato per calcolare la ricchezza privata mentre ora
si aggiornano periodicamente le cartelle dei singoli contribuenti; essi
sono importanti perché danno la possibilità di capire la ripartizione
del reddito a seconda dell’età, il sesso e l’ammontare. Sicuramente
queste analisi non sono prive di errori, ma hanno forse i risultati più
plausibili e veritieri. Le statistiche utilizzate a scopi hanno due
grandi difetti: non comprendono tutti i redditi, tranne quelli superiori
al minimo imponibile, e spesso presentano errori dovuti all’evasione,
alla sopravvalutazione, o alla doppia tassazione fatta sui redditi. In
definitiva, il calcolo del reddito percepito viene fatto con metodi che
variano per ogni fattore produttivo; per esempio: il guadagno degli
operai viene rilevato in maniera diretta e completa per le grandi
agenzie, invece viene solo stimato, attraverso indagini a campione per
le più piccole. Per quanto riguarda i profitti vengono valutati i
bilanci pubblicati e per ultimo in alcune classi professionali si
valutano i dati fiscali tenendo conto dell’evasione fiscale. In tutti i
sopraddetti casi, le rilevazioni danno la somma dei salari dei redditi
netti degli imprenditori indipendenti, delle rendite, degli interessi
dei capitali e dei profitti delle imprese sia pubbliche che private. Al
tutto si deve poi aggiungere il reddito dovuto dagli investimenti
effettuati da stranieri; aggiungendo, al reddito nazionale, l’importo
delle imposte indirette si ha il reddito nazionale ai prezzi di mercato
e ancora, aggiungendo a quest’ultimo l’ammontare degli ammortamenti si
ha infine il reddito nazionale lordo.
3.
REDDITO CONSUMATO: il reddito che viene percepito dalla comunità,
togliendo la parte risparmiata viene utilizzato per acquistare servizi
e beni. Se facciamo una statistica sugli importi incassata in un anno
da negozi, ristoranti, società assicurative, medici, etc…, e
aggiungiamo il risparmio e le imposte dirette, il risultato dovrebbe
ricondurci al reddito nazionale. Questa tipologia di valutazione è
ancora in fase sperimentale, ma si è già potuto intuire che
sicuramente dà risultati più veritieri delle altre due , infatti
darebbe il risultato dei godimenti procurati effettivamente in un anno e
non quelli che potrebbero procurarsi.
Studio Calderoni: dottore commercialista, revisore contabile a L'Aquila.
Studio Gambicchia: dottore commercialista, revisore contabile a Rieti.
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